Pace, presidio in piazza Mentana alla Spezia

Oggi in Piazza Mentana si è svolto il 168° presidio “Se vogliamo la Pace prepariamo la Pace”, organizzato dalla Rete spezzina pace e disarmo; tema, in questa occasione, “La guerra in Sudan e il nostro coinvolgimento”. “Quella in corso in Sudan è la più grave emergenza umanitaria del momento, una tragedia che si compie nel silenzio dei media, interrotto solo in momenti di particolare recrudescenza del conflitto, come in questi ultimi giorni. Dal 2023 è in corso una guerra che vede contrapposte le Forze di Supporto Rapido e le Forze Armate Sudanesi. Questa è solo l’ultima parte di un conflitto che è cominciato nel 2003, quando le milizie Janjawid – da cui nel 2013 nascono le Forze di Supporto Rapido – furono usate da Bashir, dal 1989 dittatore del Sudan, per schiacciare la rivolta delle popolazioni non arabe del Darfur – si legge in un comunicato diffuso dalla Rete spezzina Pace e Disarmo -. La guerra è durata 17 anni, e in alcune fasi si è trasformata in genocidio. Solo nel dicembre 2020 è stato siglato un trattato di pace e nel 2021 si arrivava a un esecutivo guidato da civili e militari. Dopo qualche mese il generale al Burhan, capo delle forze armate, e il generale Dagalo, detto Hemedti, diventato il capo delle Forze di Supporto Rapido, pongono fine al governo di coalizione con un colpo di stato. In seguito, comincia la lotta per il potere cui si affianca la lotta per gestire la maggiore risorsa del Sudan, i giacimenti d’oro. Dal 2023 ad oggi il conflitto ha provocato la morte di 150mila persone, e una catastrofe umanitaria con conseguenze gravissime sulla popolazione: 12 milioni di persone sfollate all’interno del paese o in paesi confinanti, insicurezza alimentare e carestie, crollo del sistema sanitario e conseguente aumento del tasso di mortalità sia materna che infantile. Le donne affrontano una violenza sistematica: le forze paramilitari hanno usato lo stupro come arma di guerra su donne, ragazze e bambine. Le due parti in lotta sono sostenute da paesi terzi: Burhan da diversi paesi, primo fra tanti l’Egitto, le Forze di Supporto Rapido sono sostenute dagli Emirati Arabi Uniti, come riportato da ricerche, da esperti ONU, da media come Reuters, BBC Associated Press, da ONG internazionali”. “Negli ultimi 5 anni sono stati autorizzati quasi 650 milioni di euro di forniture militari italiane verso gli Emirati – conclude la nota della Rete spezzina -: un flusso di vendita stabile e continuo che pone l’Italia in una catena di possibile sostegno materiale alle Forze di Supporto Rapido. Rete spezzina Pace e Disarmo si associa alla richiesta che Rete italiana Pace e Disarmo e molte reti e coalizioni internazionali stanno rivolgendo ai propri governi: non è possibile denunciare i massacri e la catastrofe umanitaria in corso in Sudan e continuare a essere parte delle filiere militari e politiche che alimentano questa guerra. Il governo italiano deve fermare subito ogni trasferimento di armi verso gli Emirati Arabi Uniti, cancellare le autorizzazioni già concesse che possano configurare una triangolazione verso il Sudan e chiedere al governo di Abu Dhabi di interrompere qualsiasi sostegno a gruppi armati coinvolti nel conflitto”.

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