17/11/2015
Laura Ivani (334 articles)

L’Africa e il mondo che migra: incontro giovedì con Martin Nkafu Nkemmnkia

 

 

Una drammatica immagine dello sbarco di migranti a largo delle coste di Pantelleria, stamani 13 aprile 2011. Il barcone si è arenato sugli scogli in balia del mare grosso in località Arenella. Durante lo sbarco sono morte due donne. Erano su un vecchio peschereccio con 250 persone, quasi certamente partito dalla Libia, finito su una spiaggetta in prossimità del porto per un errore di rotta. Gli immigrati hanno raggiunto a nuoto la riva, probabilmente le due donne sono annegate per le pessime condizioni del mare. ANSA/ F. LANNINO - S. GABRIELE

Sempre più africani sono costretti a migrare. Ma chi sono i migranti, perché lasciano l’Africa?

Alla domanda cercherà di rispondere l’iniziativa “L’Africa e il mondo che migra” organizzata giovedì 19 novembre alle 17 al Centro Allende dall’Associazione Culturale Mediterraneo, dall’Associazione Igino Giordani del Levante Ligure e dal Liceo Scientifico Pacinotti, a cui parteciperà Martin Nkafu Nkemnkia, africano del Camerun, docente di Filosofia e Missiologia all’Università Pontificia Lateranense, uno dei massimi esperti di storia, religioni e culture dell’Africa.

Il sottotitolo dell’iniziativa –“Il valore dell’accoglienza e dell’integrazione. Il passaggio dalla guerra e dalla povertà alla pace e allo sviluppo”– spiega i temi che saranno affrontati.

Da un lato ci sono i migranti richiedenti asilo, che fuggono dalle guerre di cui spesso siamo noi, i Paesi occidentali, i responsabili.

Non possiamo che accoglierli: perché nessuno di questi migranti, per ora, può tornare a casa sua. E’ ipocrita chiedere che siano “aiutati a casa loro”: la loro casa non c’è più. I rifugiati vanno quindi “aiutati a casa nostra”.

Servono piani formativi e per il lavoro che siano a loro utili per quando potranno rientrare nelle loro case. Piani che riguardino tutti i poveri, rifugiati e italiani.

Ci sono poi i “migranti economici” e “ambientali”, vittime della miseria o dei cambiamenti climatici, che non hanno diritto allo status di rifugiato: sono bollati come clandestini e respinti al loro Paese, o schiavizzati in campagna dai caporali.

Ma è giusto distinguere i profughi dai “migranti economici” e “ambientali”? Le persone che fuggono dalla miseria sono forse meno bisognose di chi fugge da una guerra? L’Europa non dovrebbe accogliere anche loro, rendendole regolari? Non ne abbiamo forse bisogno?

In Italia sono più i decessi che le nascite, e il rischio demografico e della mancanza di forza-lavoro è dietro l’angolo. Contemporaneamente è giusto porsi il problema della sostenibilità economica e sociale di questa accoglienza, ma con l’obbiettivo di renderla efficace nell’emergenza e sempre più “preventiva” sul lungo periodo.

Occorre cioè agire sulle cause che spingono sia i “migranti richiedenti asilo” che quelli “economici” e “ambientali” a fuggire. Dobbiamo favorire la pace e lo sviluppo economico e umano nei loro Paesi: “aiutarli a casa loro”.

Serve un grande piano di cooperazione internazionale che impegni gli Stati, gli Enti locali, le Chiese, i giovani di tutto il mondo, per creare libere comunità autogovernate dai popoli.

Il tema sarà discusso anche in un incontro al mattino con gli studenti del Liceo Scientifico Pacinotti e di altre scuole superiori cittadine, che si terrà alle ore 10,30 nell’Auditorium del Liceo Scientifico.

Overall

Giovedì 19 novembre ore 17 Centro Allende